PEC: il dono tecnologico del Ministro Brunetta ai cittadini
Avv. Giovanna Casamassima
La Posta elettronica certificata, darwiniano erede della tradizionale raccomandata A/R diventa una realtà anche per il cittadino.
Con il DPCCM del 6 giugno 2009, infatti, vengono definite le modalità di rilascio della PEC per dialogare con la PA anche per i cittadini .
In un futuro non troppo lontano, dunque, dopo che verrà individuato attraverso una procedura ad evidenza pubblica l’affidatario del servizio in questione, il cittadino per ottenere un dominio gratuito di PEC non dovrà far altro, come si legge nell’allegato A dello stesso DPCM 6 maggio 2009, che richiedere l’attivazione del servizio accedendo ad un sito (non si sa ancora quale) previa compilazione di un form.
Successivamente, lo stesso, dovrà recarsi personalmente e munito di valido documento di riconoscimento presso uffici pubblici o aperti al pubblico (il cui elenco sarà reperibile sul medesimo sito) dotati di connessione telematica.
L’ufficio abilitato, effettuerà la verifica della correttezza dei dati identificativi inseriti dal soggetto richiedente sul sito e, in caso di esito positivo, provvederà alla stampa della richiesta che verrà poi firmata dal richiedente.
L’attivazione del servizio si concretizzerà attraverso la contestuale consegna materiale delle credenziali di accesso al dominio di PEC assegnato.
Questo regalo annunciato dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Brunetta, seppure in linea con la rivoluzione digitale in atto, deve tuttavia fare i conti con la realtà culturale del nostro paese.
Il cittadino, allo stato attuale, risulta essere un fruitore residuale di molti servizi offerti nell’ambito dell’Information and Communication Technology (ICT).
Come considerare, dunque, il tecnologico dono annunciato dal Ministro Brunetta ai cittadini?
Un sogno o un’innovativa realtà di e-government che ci aspetta dietro l’angolo? La risposta va ricercata sicuramente negli indirizzi politici che verranno presi nel tempo dal Governo.
Nelle more, i giuristi filo-informatici, si augurano che al quadro giuridico in itinere venga affiancata una sponsorizzazione capillare ed un’attività formativa specifica che costituiranno l’humus per far attecchire, anche nei cittadini meno informatizzati, la nuova cultura del cambiamento.